TEMPI MODERNI (1936 – Charles Chaplin)
Chaplin era restio all’avvento del sonoro che
come un uragano aveva trasmutato con una magia il suggestivo muto con il
prorompente sonoro da tutti accolto con osannante delirio ed ovazione, non più
lettura veloce sullo schermo accompagnato dallo strimpellio del pianoforte, ora
dolce, ora piano, ora forte. Tuttavia Tempi
Moderni rimase un film muto, pur contenendo alcune scene sonore.
Chaplin si poteva considerare in assoluto, uno strabiliante
psicologo e scrupoloso osservatore del genere umano, con occhio attento anche
alla specie animale. Soleva osservare con minuziosa attenzione le persone che
gli erano accanto o distanti, specie se queste erano affette da bizzarri
atteggiamenti o comportamenti, per poi ripresentarli nei suoi film. Non c’è un
suo film che non narri di questi stravaganti tipacci, sofferenti e derisi nella
vita reale, divertenti e teneri sullo schermo. Non c’è da stupirsi se l’omino
ci appare incredibilmente tenero e pastoso sullo schermo e riluttante nella
vita reale, sebbene ciò sia soltanto una finzione cinematografica a noi
spettatori sembra più reale della realtà, e il merito della nostra commozione
la dobbiamo a questo meraviglioso regista, l’unico a saper leggere con
chiarezza nell’animo umano, e a intuirne il tormento e l’estasi.
Chaplin era la perfezione assoluta in persona, a
dispetto dello spreco di pellicola che lo dissanguava e la svenevole pazienza
degli attori, spremuti come arance sul set. Anche la scelta degli attori era prettamente
una sua prerogativa, a dispetto della loro fama o della loro nullità. Michelangelo attraverso un blocco di marmo vedeva
una figura da scolpire, Chaplin possedeva la stessa abilità con gli attori, e poco gli importava
se fossero dilettanti o addirittura sconosciuti. Persino la musica era da Chaplin composta con altrettanta meticolosità, per
Lui ogni suo film era un suo bambino che
nasceva e doveva partorirlo in modo perfetto, con le proprie mani.
Tempi Moderni
è un film imperniato su un futuro meccanizzato, un osannante incubo per i
lavoratori di fabbrica, inchiodati a una catena di montaggio per otto ore feriali
o più, tanto da ripeterne le gesta inconsciamente durante il giorno e la notte,
simili più a dei burattini.
Nel 1936 è stato
indicato tra i migliori dieci film dell'anno dal National
Board of Review of Motion Pictures.
Nel 1989 è stato scelto
per la conservazione nel National Film Registry della
Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
È stato inserito dall'American Film Institute nell'AFI's 100 Years... 100
Movies (risultando 81° nel 1998 e 78° nel 2007 e nell'AFI's 100 Years... 100 Laughs del 2000 (33º
posto).
Per
gli operai che lavorano a una catena di montaggio in fabbrica, vedere questo
film sarà un’occasione per riderci su, e chissà che magari non renda più dolce la
loro quotidiana monotonia sul lavoro. Per tutti gli altri è un film da gustare
e da riflettere.
Accomodatevi
in poltrona, sul divano o sotto le coperte e… buona visione.