Sono 23 le cosche che governano il casertano
Il nuovo assetto in un vertice con Schiavone jr. La Dia disegna la mappa: “Clan ancora ricchi, giovani a rischio reclutamento”.
Sono 23 le cosche che si
dividono gli interessi illeciti nel territorio
della provincia di Caserta. A rivelarlo è
stato l'ultimo rapporto semestrale della
Direzione Investigativa Antimafia, già
consegnato al Ministero dell'Interno. Gli
assetti della criminalità organizzata in
provincia di Caserta sono ancora condizionati dall'influenza della
federazione dei
Casalesi, di cui fanno parte le famiglie
Schiavone, Bidognetti, Iovine e Zagaria.
Si tratta di gruppi che hanno esteso la loro
presenza in altre regioni, in particolare nel
Lazio ed in Emilia Romagna, con propagazioni anche in Toscana, Umbria ed
Abruzzo, funzionali ad attività di reinvestimento di capitali illeciti,
traffici di stupefacenti e rifiuti. Importanti sono anche i
legami che nel tempo tali consorterie
hanno stretto con altri sodalizi criminali
sia campani che di altre zone della Penisola. Sono stati proprio i
sequestri operati
al Centro ed al Nord confermando le
disponibilità patrimoniali dei clan casertani, evidenziano la capacità
di insediarsi in
altre regioni. La pericolità del cartello dei
Casalesi è la determinazione degli obietti-
vi da perseguire, secondo gli 007 della
Dia, è ben tratteggiata nel decreto di
fermo che ha portato
per la prima volta in
carcere, esattamente
un anno fa, Carmine
Schiavone. Nel
provvedimento si fa
riferimento alle
dichiarazioni rese
dal collaboratore di
giustizia
Roberto
Vargas, a proposito
del progetto di un
attentato i danni dei
magistrati della Dda,
anche grazie all'utilizzo dei terroristi. Il
progetto era maturato all'interno della
cosca Schiavone,
contemporaneamente alle operazioni
che hanno portato
alla cattura dei capiclan
Antonio Iovine
e
Michele Zagaria
ed alla disarticolazione del clan
Belforte di Marcianise. Secondo quanto
evidenziato nelle 273 pagine del rapporto
semestrale
“il territorio è tutt'ora caratterizzato da una subcultura della
violenza e
del confronto che condiziona le fasce più
giovani contigue ad ambienti criminali”.
Tra i clan disarticolati nel corso dell'ultimo anno ci sono gli Amato di
Santa
Maria Capua Vetere. Nella cosiddetta
“zona delle montagne” che comprende l'area tra Sparanise e Pignataro
Maggiore e
si estende ai territori di Francolise, Calvi
Risorta, Teano, Pietramelara e Vairano
Patenora sono attive le famiglie Papa e
Ligato. A San Cipriano hanno ripreso in
mano diversi affari i Venosa, articolazione dei Casalesi,
particolarmente attiva nel
gioco e nelle scommesse clandestine.I NUOVI ASSETTI E IL VERTICE. - Il nuovo
corso dei Casalesi comincia da
una data esatta: 14 novembre
2012. Quella sera, in una masseria
di Cancello Arnone, viene
organizzato un incontro al vertice
tra le cosche Bidognetti e
Schiavone. All’ordine del giorno
del vertice c’era la spartizione
dei territori nell’agro Aversano
e in altre zone della provincia
di Caserta secondo un
nuovo patto tra le cosche dei
Casalesi. A rivelarlo è stato, il
28 dicembre 2012, Eduardo Di
Martino, poche ore dopo il
pentimento: “Nel corso dell’assise
venne stabilito che non
dovevano essere invasi i territori
di competenza i quali furono
delineati in dettaglio”. Stando
alla ricostruzione della Procura,
l’incontro sarebbe servito
per appianare alcune divergenze
sorte tra i Bidognetti e gli
Schiavone, durante l’ultima
fase della reggenza di Carmine
Schiavone (nella foto). All’incontro
parteciparono per la
fazione Schiavone proprio il
terzogenito di “Sandokan”,
Carmine Iaiunese, Eduardo Di
Martino, Luigi D’Ambrosio, e
Raffaele Maiello (questi ultimi
due divenuti in seguito collaboratori
di giustizia) e per la
cosca Bidognetti Vincenzo
Della Corte e Antonio Baldascini.
Proprio in quella circostanza, Della Corte si impegnò
ad assumere il controllo di
Lusciano, dove operava per
conto dei fratelli Luciano e
Giuseppe Di Cicco, di Parete e
di Trentola Ducenta. Il gruppo
luscianese, come hanno dimostrato
le risultanze investigative
dell’indagine sui Di Cicco, si
sarebbe interessato anche di
richieste estorsive ed attività
minori nella città di Aversa.
Secondo quanto emerso dal
vertice ai Bidognetti andava la
gestione degli affari illeciti
anche sul litorale domizio, in
particolare nei territori di
Castelvolturno e Cellole. Escluse
dall’intesa le zone di Mondragone
e Sessa Aurunca. Agli
Schiavone restava la gestione
di Casale e degli altri territori
dell’agro Aversano e la zona
dell’alto Casertano.
Un incontro necessario tanto
per i Bidognetti quanto per gli
Schiavone. La fase di transizione
aveva, infatti, bloccato l’erogazione
degli stipendi anche
all’interno della cosca degli
eredi di “Sandokan”. A dimostrazione
di tale tesi ci sono
proprio le parole di Eduardo
Di Martino, l’uomo presente
nel summit. “Fino all’arresto
di Nicola Schiavone i soldi
venivano consegnati a mia
moglie. Successivamente per
circa sette mesi non sono stati
consegnati in quanto c’era confusione
all’interno del clan”.
Dopo quel vertice si assiste ad
un ulteriore riassetto organizzativo
in seno al clan. Sulle ceneri
del “gruppo misto” tanti affiliati
prendono strade diverse:
alcuni finiscono alle dipendenze
di Carmine Schiavone, altri
fanno squadra andando a
riprendere gli affari illeciti dei
territori storicamente controllati
dalla famiglia di Francesco
Bidognetti.Sodalizi
'storici' nel panorama
criminale, gruppi 'emergenti'
e cosche in difficoltà.
E' variegato il panorama
delineato dal rapporto
Dia sulle 23 cosche attive
nel Casertano. Gli
Esposito, che nel 2013
hanno perso il loro capoclan,
controllano Sessa
Aurunca, Cellole, Carinola,
Falciano del Massico e
Roccamonfina. Particolarmente
estesa l'area del
gruppo Papa, alleati storici
degli Schiavone, e che
pochi giorni hanno visto
'cadere' un loro uomo,
Giuseppe Cantile, ucciso
in un agguato di camorra.
La loro zona riguarda Sparanise,
Pignataro Maggiore,
Francolise, Calvi Risorta,
Teano, Pietramelara e
Vairano Patenora. Si tratta
della stessa area, di eccezione
di Francolise, dove
faceva affari anche il sodalizio
Ligato-Lubrano.
Discorso simile anche per
il territorio alle porte della
città del Foro: tra Santa
Maria Capua Vetere e
Marcianise, insistono sei
famiglie malavitose: gli
Amato (Santa Maria
Capua Vetere, San Tammaro,
San Prisco, Curti,
Macerata Campania), i
Menditto (Recale, Macerata
Campania, San Prisco),
i Bianco-Panaro (San
Tammaro, Santa Maria
Capua Vetere), i Perreca
(Recale, Macerata Campania
e Portico di Caserta), i
Piccolo (Recale, Macerata
Campania, Portico di
Caserta) e i Bifone (Recale,
Macerata Campania,
Casapulla, Curti, Casagiove,
San Prisco e Portico di
Caserta). Il clan con maggiore
influenza nella provincia
orientale restano i
Belforte che controllano,
oltre a Marcianise, San
Nicola la Strada, San
Maro Evangelista e Capodrise
ed hanno interessi a
Portico, Maddaloni e
Caserta. Sei gruppi in
pochi chilometri, tutti sull’Appia.
Nella zona della Valle di
Suessola sono ancora attive,
secondo la Dia, frange
dei Massaro (Maddaloni,
San Felice a Cancello,
Arienzo e Santa Maria a
Vico). Escludendo su
Mondragone la presenza
degli eredi dell'ormai ex
gruppo La Torre, la situazione
più complessa resta
quella dell'agro Aversano.
Partendo dal basso Volturno
la Dia segnala interessi
del gruppo Mezzero, oltre
che a Grazzanise, anche a
Santa Maria la Fossa,
Capua e Cancello Arnone.
Su Villa Literno c'è ancora
la presenza dei Cantiello. Tra le fazioni dei Casalesi
i Bidognetti hanno ripreso
in mano territori importanti,
arrivando controllare le
aree di Lago Patria e
Domiziana e i territori di
Parete, Castelvolturno,
San Marcellino, Villa
Literno e Lusciano, oltre
ad alcuni affari a Mondragone.
Villa Literno nel
mirino degli Zagaria che
controllano Casapesenna,
Teverola, Trentola Ducenta
e Cancello Arnone.
Agli Iovine restano San
Cipriano d'Aversa, San
Marcellino, Villa di Briano,
Casaluce e Frignano.
Gli Schiavone fanno la
parte del ‘leone’, operando
su Casal di Principe, Aversa,
Orta di Atella, Succivo,
Cesa e Gricignano d'Aversa.
Su questi ultimi quattro
territori il controllo avviene
grazie al gruppo dei
Russo. Secondo la Dia
sono le famiglie a dividersi
il resto dell'agro aversano:
ai Caterino va Cesa, i
Venosa interessi su Aversa,
Frignano, Casaluce e
San Marcellino. Ancora
operativi Lanza (Frignano,
San Marcellino e Villa di
Briano) e Mazzara (Cesa,
Orta di Atella e Succivo).
Divisioni radicate, ma
destinate a rapidi mutamenti
sia a causa dei fragili
equilibri instauratisi tra
alcuni gruppi sia per l’offensiva
dello Stato, che tra
arresti dei boss e pentimenti
eccellenti, ha decapitato
diverse organizzazioni
criminali presenti sul
territorio casertano.
FONTE: CAIAZZORINASCE.NET
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