lunedì 3 marzo 2014

Vita Pugliese - Marcia Sinfonica (Giuseppe Piantoni)

Nato a Rimini il 18 giugno 1890, Piantoni giovanissimo frequentò il Conservatorio musicale di Pesaro, ove ebbe come docente: Pietro Mascagni. Trasferitosi successivamente a Bologna, presso la locale “Accademia Filarmonica” si diplomò come “Maestro compositore e Direttore d’Orchestra” e conseguì anche diplomi in “Composizione, Pianoforte ed Organo” (gli originali fanno parte della dotazione archivistica dell'Associazione Culturale Musicale a lui intitolata). Scoppiata la prima guerra mondiale, il giovane musicista prestò il servizio militare come sottotenente in zona di guerra, pur continuando a coltivare la sua arte. Nel 1916 compose un “Inno a Gorizia”, per canto e pianoforte dedicandolo al generale Luigi Cadorna e successivamente, nel 1918, una Marcia sinfonica: “Sul Montello”, in onore del trionfante generale Armando Diaz. Terminata la Grande Guerra, Piantoni diede inizio a Soleto alla sua lunga stagione pugliese, umana ed artistica: nella cittadina salentina, infatti, si sposa ed esordisce come Direttore d’orchestra dirigendo la locale Banda musicale. Dopo un biennio trascorso in Campania (1923-1925), ove dirisse il Concerto bandistico di Frattamaggiore, Piantoni ritornò definitivamente in Puglia, a Conversano, per dirigere lo Storico Gran Concerto Bandistico della città e lì stabilì anche la sua residenza: unica parentesi artistica sarà quella che visse, dal 1929 al 1934, come Direttore della banda musicale di Castellana Grotte; parentesi che gli varrà notevoli riconoscimenti professionali per i successi ottenuti con il Concerto bandistico da lui diretto in Concorsi di rilevanza italiana: a Bologna, Perugia, Torino e Palermo. È di questi anni anche la composizione e messa in scena, al teatro Piccinni di Bari, del suo primo melodramma: “Il Tizianello” (1932). Piantoni tornò definitivamente nel 1934 nella ormai sua città, per dirigere lo storico Concerto bandistico conversanese che era stato diretto dai maestri e concertatori Pietro Marincola (1929-1932) e Giovanni Orsomando (1933). Il Maestro riminese compose in quei lunghi anni conversanesi altre 4 opere liriche subito, però, ridotte in versioni per banda: “L’Amore che torna”, “Canto d’Amore”, “Il Gran Topazio”, e quella che è considerata il suo capolavoro: “I Mietitori”, ispirata al verismo; inoltre scrisse riduzioni per banda dei grandi melodrammi dell’800 italiano ed europeo; originali composizioni per “Complessi da camera” e musiche “per Canto e pianoforte”; soprattutto le sue Marce, tra cui le “Leccesina”, “Medea” e “Vita Pugliese”, affresco elegiaco, quest’ultimo, della terra e degli uomini pugliesi. Il Maestro morì a Conversano sessantenne, il 29 gennaio del 1950.

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