giovedì 23 aprile 2015

Le mie Recensioni dei Film Migliori




IL BACIO DELLA PANTERA  (1942 - Jacques Tourneur)






 Titolo originale del film: Cat People, girato in B/N.
«Potete ingannare chiunque, ma è quasi impossibile riuscire a ingannare un gatto: sentono d'istinto quando qualcuno non li ama».
(Signorina Plunkett).
La serba disegnatrice Irena Dubrovna Reed (Simone Simon) crede di essere una discendente di una malvagia tribù e ha paura di trasformarsi in una pantera se travolta dalla passione, dalla rabbia o dalla gelosia.
 L’incasso di questa pellicola ha salvato dal disastro finanziario il produttore Val Lewton, assunto dalla RKO per realizzare film horror a basso costo che non superassero i 150.000 $.
 L’uso della luce contribuì a introiettare il contenuto del film e a provocare nello spettatore un'assimilazione più forte e profonda con i personaggi. La pellicola è famosa perché terrorizza gli spettatori con la suggestione di un orrore che non si vede, basato su un caracollo di ombre proiettate e indefiniti effetti sonori, come la suggestiva sequenza della piscina. La pantera resta nascosta fino alle scene finali del film. La sequenza finale di Irena che si trasforma in una pantera nera fu inclusa a dispetto delle obiezioni del regista.
 All’uscita del film, le recensioni furono varie. La rivista Variety definì Il Bacio della Pantera uno «strano lavoro che bilancia la tensione e il brivido». Bosley Crowther, del New York Times, commentò: Il Bacio della Pantera è un tentativo forzato e ovvio di provocare stupore.
 Il film è diventato un horror da cineteca, tutto giocato sui turbamenti del non-detto e su un raffinato geometrismo delle immagini.
 Il film ebbe un seguito nel 1944, Il Giardino delle Streghe (The Curse of the Cat People), per la regia di Gunther von Fritsch e Robert Wise, e un remake del 1982, con Nastassja Kinski, per la regia di Paul Schrader
 Nel 1993 Il Bacio della Pantera è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti poiché "culturalmente, storicamente o esteticamente importante".

 Da vedere in compagnia di un gatto, state attenti che non vi graffi.
Le mie Recensioni dei Film Migliori



L’APPARTAMENTO  (1960 - Billy Wilder)   

  


                                   

 Uno dei migliori film di Billy Wilder, girato in B/N. Vincitore di ben 5 Oscar.
 Il contabile C.C. Baxter, (Jack Lemmon): detto Ciccibello (Buddy Boy nell'originale), impiegato in una compagnia di assicurazioni americana, cattura le simpatie dei dirigenti in maniera astuta, offre il suo appartamento per le loro scappatelle extraconiugali, e durante i loro tête-à-tête se ne va a spasso per la città.
 L’andazzo dura finché Baxter non s’innamora di Fran Kubelik, (Shirley MacLaine) graziosa lift-girl, una delle signorine in uniforme che manovrano i grandi ascensori del palazzo aziendale. Egli scopre che la donna è l'amante del capo del personale, Jeff D. Sheldrake], (Fred MacMurray) il quale si rivolge proprio a lui per usufruire del suo dell'appartamento, dietro consiglio dei colleghi.
 Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito al 93° posto della classifica dei migliori 100 film statunitensi di tutti i tempi. 10 anni dopo, nella lista aggiornata, è salito all’86° posto.
 Jack Lemmon ottenne la nomination ma non vinse la statuetta come miglior attore protagonista, peccato!
 Nella sua carriera ha vinto due Oscar. Nel 1956 come Miglior attore non protagonista, nel film: La nave matta di Mr. Roberts. E nel 1974 come Miglior attore protagonista nel film: Salvate la tigre.
 Oltre a questo film, vi consiglio di vedere altre tre bellissime pellicole di Billy Wilder con Lemmon protagonista: A qualcuno piace caldo (1959), con Marylin Monroe, Irma la dolce (1963) e Prima pagina (1974).

 Jack Lemmon fu uno degli interpreti preferiti del regista Billy Wilder che ne sfruttò con abilità l'innato talento brillante. Assieme a Walter Matthau formò per anni un proficuo sodalizio artistico.
Le mie Recensioni dei Film Migliori



LA FEBBRE DELL’ORO  (1925 - Charlie Chaplin)







 Titolo originale della pellicola (The Gold Rush) è un film muto diretto, interpretato e prodotto da Charlie Chaplin, come tutte le sue pellicole. Fu proiettato la prima volta il 26 giugno 1925. L’ispirazione arrivò a Chaplin durante la proiezione di alcune diapositive, in casa degli amici Douglas Fairbanks e Mary Pickford, esse ritraevano un gruppo di cercatori che, nel 1898, all'epoca della corsa all'oro del Klondike (tra il Canada occidentale e l'Alaska), in una lunga fila cercava di scalare la montagna del Chilkoot Pass, porta d'accesso ai giacimenti. Ad accrescere il suo entusiasmo e ad accendere la sua fantasia fu un libro che egli lesse di getto, strabiliato dalle vicissitudini di un gruppo di emigranti diretti in California che nel 1845 rimase bloccato tra i ghiacci della Sierra Nevada e che per sopravvivere, in attesa dei soccorsi, si ridusse a cibarsi dei cani, dei finimenti di cuoio del vestiario nonché dei cadaveri dei compagni deceduti. Il genio sempiterno di Chaplin accese la sua fervida immaginazione e gli suggerì il soggetto per il suo nuovo film. Il confine tra tragedia e comicità era una simbiosi perfetta per l’eterno vagabondo, confinato nel rude universo dei cercatori d’oro, facendogli condividere tutti i rischi del freddo, dell'inedia, della solitudine, compresi gli agguati di orsi.
 Chaplin non mischiò mai la sua professione con la sua vita privata, questa volta, però, dovette farlo a sue spese. Alle selezioni per la nuova attrice che avrebbe sostituito Edna Purviance, avviata sul viale del tramonto, si presentò la sedicenne Lillita MacMurray già interprete dodicenne dell'angelo nel film: Il Monello. Fu scritturata col nome d'arte di Lita Grey e in breve intrecciò una relazione col protagonista. A sei mesi dall'inizio della lavorazione del film, Lita rimase incinta di Chaplin. Per evitare lo scandalo, il regista si trovò costretto a sposarla, e in futuro tale matrimonio gli riservò molti dispiaceri.
 Nel 1992 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
 Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito al 74° posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi. 10 anni dopo, nella lista aggiornata, è salito al 58° posto. Nel 2000 sempre l'American Film Institute lo ha inserito al 25° posto nella lista delle migliori 100 commedie americane.
 Il film è uno dei migliori riusciti da Chaplin, c’è genialità, tenerezza, solitudine e speranza. E’ pura genialità le riproduzioni e le riprese con i modelli in miniatura della capanna in bilico sul burrone, così come i meccanismi per le sue oscillazioni, con risultati di straordinario realismo.
 E’ celeberrima soprattutto la scena in cui il protagonista Chaplin cucina e mangia uno scarpone, ciò gli ha causato spiacevoli conseguenze diarroiche a causa della liquirizia, di cui era composto lo scarpone, che fu consumato in gran quantità poiché la scena dovette essere ripetuta più volte.
 Indimenticabile resta la scena del ballo con i panini, presa a prestito da un film del 1917 di Fatty, che fu il primo a presentarla in pubblico. Chaplin riuscì a caricarla di genialità e poesia con l'effetto che, durante la proiezione, alcune platee di spettatori richiesero per acclamazione la ripetizione della scena, con conseguente interruzione della proiezione per permettere il riavvolgimento della pellicola.

 La recensione parla da sé, non occorre aggiungere nulla di più. Charlie Chaplin è un mostro sacro, la perfezione assoluta. 
Le mie Recensioni dei Film Migliori




MEZZOGIORNO DI FUOCO  (1952 - Fred Zinnemann)





 La pellicola, dal titolo originale: "High Noon" narra la vicenda di uno sceriffo (Gary Cooper) che si sente moralmente obbligato ad affrontare un manipolo di fuorilegge che sta per giungere in città, ma viene tradito e abbandonato da tutti i cittadini.
 Il film, in Bianco & Nero, fu apprezzato sin dalle prime uscite nelle sale cinematografiche, ritenuto dai critici un capolavoro assoluto.
 I produttori erano controversi sulla scelta del regista Fred Zinnemann, convinti che un austriaco-ebreo non fosse in grado di dirigere un genere americano come il western. La controversia si ripeté anche nella scelta di Gary Cooper nel ruolo del protagonista, lo Sceriffo Willy Kane, considerato troppo anziano per interpretare un personaggio che si sposa all'inizio del film con Grace Kelly, di trent'anni più giovane nella realtà.
 Il film segna il debutto ufficiale dell’attore Lee Van Cleef, grazie al quale il regista Sergio Leone l’ha voluto fortemente nei suoi film dopo averne apprezzate le qualità, proprio nel momento in cui l’attore attraversava un periodo difficile, a causa dell’alcolismo.
 La canzone Do not forsake me, oh my darling, colonna sonora del film, cantata dal famoso cantante country Tex Ritter, è diventata molto popolare soprattutto nella successiva versione dell'italo-americano Frankie Laine.
 Nel 1989 è stato inserito fra i film conservati nel National Film Registry presso la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
 Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito al 30° posto della classifica dei migliori 100 film statunitensi di tutti i tempi. 10 anni dopo, nella lista aggiornata, è salito al 27° posto.
Vincitore di 4 Oscar,
Miglior attore protagonista a Gary Cooper
Miglior montaggio a Elmo Williams e Harry W. Gerstad
Miglior colonna sonora a Dimitri Tiomkin
Miglior canzone (Do Not Forsake Me, Oh My Darlin) a Ned Washington e Dimitri Tiomkin.
 E’ un film ricco di suspense e di tensione per un western, tiene lo spettatore inchiodato allo schermo fino alla fine. Da non perdere.

sabato 14 marzo 2015

Le mie Recensioni dei Film Migliori



IL GRANDE DITTATORE  (1940 - Charlie Chaplin)



«Qualsiasi somiglianza tra il dittatore Hynkel e il barbiere ebreo è puramente casuale», inizia così il film, con questa didascalia che Chaplin tiene a precisare. E’ una parodia del nazismo e prende di mira direttamente Adolf Hitler e il movimento nazista tedesco.
Nel 1941 questa pellicola ottenne cinque candidature al premio Oscar, inclusi miglior film e miglior attore dello stesso Chaplin. E’ una vergogna non aver premiato con un Oscar questo capolavoro universale di Chaplin, l’unico, più di chiunque altro attore o regista al mondo, a meritarlo. Finché è l’uomo a decidere non ci sarà mai imparzialità, proprio per questa ragione io valuto i film per il loro vero valore e non perché sono premiati dagli Oscar.
«Più che in qualunque trovata comica, credo che il fascino di Chaplin stia nella sua capacità di riaffermare la verità – soffocata dal fascismo e anche, fatto piuttosto comico, dal socialismo – che vox populi è uguale a vox Dei e che i giganti sono vermiciattoli». (George Orwell).
Il film fu vietato in quasi tutta l'Europa dal 1940 al 1945 a causa del potere nazifascista che ne proibì la distribuzione.
Di tutto il film resta memorabile la celeberrima scena in cui il generale Hynkel danza rapito con un mappamondo inseguendo i propri sogni di conquista. Chaplin realizzò un duro atto d'accusa alle dittature emergenti dell'epoca in Europa, ribadendo con forza la propria vocazione pacifista.
Nel 1949 il film fu distribuito in Italia col titolo “Il Dittatore”, e fu tagliato di 25 minuti fino al 2002, ridistribuito integralmente e restaurato dalla BIM Distribuzione.
Nel 1997 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Nel 2000 l'American Film Institute lo ha inserito al 37 posto nella classifica delle cento migliori commedie americane di tutti i tempi.
Charles Spencer Chaplin iniziò la sua carriera da bambino come attore di music-hall e di pantomime. Nel 1910 si recò in tournée negli Stati Uniti con una compagnia di comici, e decise di rimanervi. Fece la sua prima apparizione sullo schermo nel 1913 in un film del regista Mack Sennett. In Charlot si distingue (1914) introdusse il personaggio del “Piccolo Vagabondo” dai pantaloni larghi e sformati, grosse scarpe, bombetta e bastone da passeggio: nel corso della sua carriera, Chaplin avrebbe interpretato questo ruolo ormai classico in più di 70 film.

Charlie Chaplin è una garanzia assoluta, tutti i suoi film, muti e non, sono intensi, commoventi, gustosi, comici e spettacolari, da vedere e rivedere sempre. Un mostro sacro come Chaplin non ha bisogno di essere pubblicizzato, merita solo di essere applaudito e venerato. 

giovedì 12 marzo 2015

Le mie Recensioni dei Film Migliori

FREAKS   (1932 - Tod Browning)




Freaks si può sicuramente definire il film più inquietante, anomalo e maledetto del cinema mondiale, proprio per questa ragione è considerato uno dei più grandi cult movie di sempre. Nella classifica dei migliori 50 cult movies stilata nel 2003 dalla rivista statunitense Entertainment Weekly viene piazzato al terzo posto preceduto solo da The Rocky Horror Picture Show di Jim Sharman (1975) e da This is Spinal Tap di Rob Reiner (1984). Nel 1994 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Sin dalla prima uscita, la pellicola fu circondata da un’aura di mistero, incubo e paura, tanto che durante la visione molte persone si sentirono male, addirittura una donna, dopo la visione del film, subì un aborto spontaneo.
Il film fu vietato dalla Germania nazista dal 1933 al 1945, nel Regno Unito la visione fu vietata fino al 1964. Fu vietata la visione nella città di Cleveland. Anche nell'Italia fascista il film fu bandito; la pellicola uscì in Italia solo all'inizio degli anni settanta, e solo in televisione, dopo essere stato doppiato su richiesta della RAI.
il regista Tod Browning fu costretto a tagliare quasi mezzora di pellicola, le parti tagliate sono state distrutte per sempre (peccato!) 
Freaks è ambientato in un circo, interpretato da veri fenomeni da baracconi, i Freaks (reietti, mutilati, deformi). 
Un circo itinerante ospita gemelle siamesi, l’uomo-torso, nani, bambini deformi e altri scherzi della natura che sfruttano il proprio aspetto per vivere, consci della crudeltà degli spettatori.
Curiosità: Harry Earles (il nano Hans) e Daisy Earles (la sua fidanzata Frieda nel film), nella vita reale erano fratelli: di origine tedesca.
Turbata dalle forti polemiche provocate dal film, l'attrice che interpretava la donna barbuta (che era realmente una donna barbuta) rinnegò il film e la produzione.
Johnny Eck, il ragazzo senza gambe, soprannominato "the half boy", ha avuto una lunga carriera nei freak show ed è stato autore di una sentita e toccante autobiografia.
Fu girato un remake nel 1967: She Freak.

Il film si presenta da solo, non occorre convincere gli scettici, posso solo aggiungere che colui che si rifiuta di vedere questo film non potrà mai sapere che cosa si è perso, inoltre non comprenderà la vera natura dei Freaks i quali non si nascondono dietro la loro mostruosità.

lunedì 26 gennaio 2015

Il Ricordo Di Generazione Aurunca...


Addio al Maestro Armando Coiro: un artista ed un artigiano che ha fatto la storia del Territorio Aurunco.

 


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Armando Coiro non è stato solamente un simbolo di Lauro di Sessa Aurunca. Egli è stato per quasi un secolo, il riferimento di un intero territorio,  come parrucchiere e come artista, come musicista e come artigiano.

Quest’oggi ad 84 anni, è scomparso un personaggio, davvero, sorprendente e polivalente, che univa arte ed ingegno, manifattura e passione.
Armando Coiro classe 1930, nato e vissuto nella sua amata Lauro, già nel periodo bellico divenne uno dei barbieri più quotati del territorio nella sua antica bottega sita in Lauro alla Via Pietrabianca. Da quel momento in poi, nel suo Salone cresceranno e si perfezioneranno decine e decine di Coiffeur di Lauro e non solo, che grazie agli insegnamenti del Maestro Armando, faranno fortuna in ogni angolo d’Italia e del mondo: dalla Toscana a Roma, dal’Inghilterra sino all’Australia.
Negli anni cinquanta e  sessanta, il Salone Coiro fu un crocevia di storie e di tradizioni che si sono tramandate sino ai nostri giorni e che renderanno il Maestro un esempio di umilità e discrezione sino al suo pensionamento avvenuto alla fine degli anni ’80. Nel Salone di Lauro sono conservati cimeli storici di un mestiere antico e fondamentale come da foto allegate, quali testimonianze di artigianato di qualità, pieno di passione e di sacrificio.

mercoledì 14 gennaio 2015

In Memoria Di Armando

Armando Coiro
(Lauro, 13/10/1930 - 12/01/2015)

Uno dei tanti Figli di Lauro con l’Arte nel Sangue. La Musica nasce con Armando Coiro, lo accompagnerà per tutta la Vita, fino al suo Funerale, con note Festose e un folto seguito in rispettoso cordoglio. Lo storico Salone della Barberia di Armando Coiro nasce nel 1957 ed è tuttora in auge grazie al figlio Umberto. Oggi come allora il Salone è il punto di ritrovo di una clientela numerosa e affezionata. Ai tempi di Armando Coiro era consuetudine pagare alla fine del mese oppure in natura: grano, olio e altro. Pur con un esiguo guadagno, il capostipite Armando è riuscito a far crescere i suoi cinque figli con onore e dignità, senza mai venire meno ai suoi principi di umiltà e generosità. Nel Salone hanno appreso l'arte tanti giovani, e oggi gestiscono locali in Italia e all'estero; compreso i figli di Armando: Antonio, Umberto e Marcello, con Saloni a Lauro e a Cellole.
 

lunedì 12 gennaio 2015

Angry Brain Halloween

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Mah Jong

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Mars Space Quest

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i sapori del mediterraneo: Tiella di Gaeta (o gaetana) con lievito madre

piatti della tradizione suscitano in me un grande interesse, non solo per i sapori quasi dimenticati, ma anche per la cultura e la stori...





LINK DELLA RICETTA PER CONSULTARLA
i sapori del mediterraneo: Tiella di Gaeta (o gaetana) con lievito madre

sabato 10 gennaio 2015

Eric Clapton dedica brano a Pino Daniele




Una foto che li ritrae abbracciati, un brano malinconico e una dedica: "For Pino". Così Eric Clapton rende omaggio al suo amico Pino Daniele. Il musicista britannico ha pubblicato su Facebook un  brano strumentale di 1 minuto e 44 secondi, dal titolo "Pino 5". Chitarra e voce accennata, per l'ultimo saluto al cantautore napoletano ricordando anche con le immagini lo storico concerto del 2011 quando hanno suonato insieme a Cava dei Tirreni
audio (ansa)


DISCOGRAPHY:
1980 - Nero a metа
1981 - Vai mo
1982 - Bella 'mbriana
1983 - Live@RTSI
1984 - Musicante
1985 - Ferryboat
1987 - Bonne Soiree
1988 - Schizzechea With Love
1989 - Mascalzone Latino
1991 - Sotto 'o sole
1991 - Un Uomo In Blues
1993 - Che Dio Ti Benedica
1993 - E Sona Mo'
1995 - Non Calpestare I Fiori Nel Deserto
1997 - Dimmi Cosa Succede Sulla Terra
1999 - Come un gelato all'equatore
2000 - Studio Collection (2CD)
2001 - Medina
2002 - Amore Senza Fine
2002 - Concerto Medina Tour 2001
2004 - Passi d'autore
2005 - Iguana cafe
2007 - Il mio nome e Pino Daniele
2009 - Electric Jam
2010 - Boogie Boogie Man
1977-Terra Mia
1979-Pino Daniele
2012-La Grande Madre
2013-Tutta N'Ata Storia


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giovedì 1 gennaio 2015

Il miracolo della 34ª strada (1947)



Il miracolo della 34ª strada Streaming. Kris Kringle, sembra uno svampito anziano che sostiene di essere Babbo Natale, ci crede così tanto che litiga con un altro Babbo Natale che lavora in un grande Magazzino, la direttrice del centro, pensa bene di assumerlo per fargli recitare quella parte.

Le più belle fiabe popolari italiane




Le fiabe italiane sono tra le più ricche di fantasia e di creatività dell'intera produzione mondiale. Presentiamo in questa antologia un'accurata selezione delle favole popolari di tutte le regioni d'Italia, una tradizione culturale che si compone di migliaia e migliaia di racconti magici, in origine resi e tramandati spesso nei dialetti, straordinariamente espressivi; perle di rara bellezza, veri e propri tesori letterari, cominciando da quel capolavoro di tutti i tempi che è Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, napoletano, costituito da storie meravigliose di fate, orchi, magie, incantesimi, principesse rapite e animali fantastici, in cui spesso irrompe il realismo della vita quotidiana con effetti gradevoli e bizzarri. La letteratura popolare ha attinto da Giambattista Basile intrecci famosissimi: il Gatto parlante a cui l'orfano fa le scarpe, il Bianco Viso che giace come la Bella Addormentata nella foresta, la Gatta Cenerentola abbandonata e sola che sposa il re...

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Hans Christian Andersen - Tutte le fiabe




Andersen scopre nuove sorgenti del meraviglioso [...], non si deve equivocare con prodotti artigianali e surrogati quali la novelletta edificante, il raccontino didascalico omoralistico, insomma quella che viene chiamata [...] “letteratura pedagogica”». Così Gianni Rodari, che vedeva nel narratore danese un grande innovatore e sperimentatore del genere favolistico. Infatti, mentre i fratelli Grimm per la loro raccolta attinsero prevalentemente al folklore e alle fonti tradizionali del popolo tedesco, Andersen fa della materia esistente il punto di partenza per le sue elaborazioni fantastiche, per le sue invenzioni anche stilistiche. Prende spesso spunto da episodi della sua vita, cosicché l’elemento tradizionale si intreccia e compenetra con il vissuto personale – esperienza reale o memoria di un racconto ascoltato da bambino – per poi lasciar libera la fantasia di galoppare e percorrere strade di cui egli stesso si stupisce. La novità e la diversità della sua opera scandalizzarono gli accademici e disorientarono i lettori, sia per l’introduzione della lingua parlata in ambito letterario, sia per le invenzioni anche sintattiche e grammaticali in cui ci si imbatte leggendo i suoi testi. Ma proprio attraverso queste “sconvenienti” deviazioni dalla regola e dalla tradizione, il narratore riesce a incantare, a trasmettere l’intima poesia di un animo sensibilissimo, a esprimere l’essenza dello spirito popolare danese, allegro, scanzonato, bonario e saggio. Le meravigliose favole di Andersen sono un capolavoro universale e senza tempo. 

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Tutte le fiabe di Jacob e Wilhelm Grimm




Pubblicate per la prima volta nel 1812, le fiabe dei fratelli Grimm sono tra i testi più tradotti, ristampati, diffusi e conosciuti della letteratura mondiale. I due studiosi intendevano, trascrivendo storie e leggende tradizionali, costruire una base culturale che aiutasse la fondazione di un’identità comune dei popoli di lingua tedesca. Nel materiale da loro raccolto prevalgono racconti ambientati in luoghi spaventosi dove si svolgono fatti di sangue, i protagonisti sono minacciati da streghe, belve, spiriti, tutti elementi tipici del folklore germanico. Quindi, all’inizio, l’opera non era destinata ai bambini. Furono poi le traduzioni inglesi del 1857 a emendare le fiabe degli elementi più lugubri e drammatici e a dar loro la forma con cui sono giunte fino a noi. Lo straordinario successo e la vastissima divulgazione della raccolta dei Grimm si devono forse alla atemporalità di quanto viene narrato, alla proposizione di una dimensione trasfigurata dove i pericoli più spaventosi vengono superati, il male punito, la virtù ricompensata: temi che corrispondono alla forte esigenza di giustizia ideale presente nell’animo infantile.

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32 Dicembre

Tre episodi, tre apologhi. Nel primo due figuranti vengono "scritturati" da una signora per assecondare la pazzia del marit,o che si crede Socrate, ma lui dice di non essere pazzo: lo fa solo per la moglie che si crede Santippe. Nel secondo, una coppia più che matura è ostacolata dai gretti familiari, timorosi di perdere l'eredità. Finale a Napoli dove Alfonso non ha i soldi per comprare ai figli i tradizionali "botti" di fine anno.